TELEFONIMMOBILI

...quelli sempre liberi quando si tratta di non farsi trovare.

mercoledì, gennaio 31, 2007

3- Era molto più buio...

...di quanto mi aspettassi! Ero rimasto immobile, immerso nel mio miserabile nulla, per troppo tempo. La finestra del cesso dà sul retro.
Correndo senza meta, con il fiato talmente corto da farmi deridere dal più disagiato dei tisici, pensai che non fossi poi tanto sfortunato; la mano sconosciuta era anche solitaria, sapevo come vanno certe cose. Il retro di una casa indipendente non è mai lasciato in pasto alle tenebre senza che ci sia qualcuno ad osservare che la preda, il lurido topo di fogna che si va cercando, resti rintanato nella sua baracca, senza vie di fuga.
Invece eccomi qua.
Per niente sano, forse nemmeno salvo, ma di sicuro non in trappola. Chi bussava non era abbastanza in collera da presentarsi con i rinforzi, non che per un vigliacco come me fossero necessarie chissà quante mani, per pestarmi.
Correvo sempre più lentamente sulle mie gambe da alcolizzato, con il cuore che sembrava non avesse più nessuna intenzione di restare al suo posto.
Mi sdraiai fra gli alberi. A dirla tutta: caddi stremato fra gli alberi.
E sorrisi.
Gliel'avevo fatta.

Almeno per ora.

domenica, gennaio 28, 2007

2- Ingoiai i miei rantoli...

...e decisi di non fiatare. Sapere da chi partisse tanta foga, non m'interessava. Di sicuro era una scocciatura. Troppi uomini volevano picchiarmi.
Troppe donne avrebbero voluto uccidermi.
Rimasi immobile.
Fanculo!
I colpi iniziarono nuovamente, facendomi prima sussultare, poi innervosire. Maledetti scocciatori... Maledetta vita!
Fingere di non essere in casa era inutile. Sapevo bene che quella porta marcia non avrebbe resistito ancora per molto, sotto quei colpi furibondi. Vigliacco scocciatore! Bussava senza emettere un solo gemito. Non potevo capire chi fosse... Tirai su le mie vecchie ossa dall'unica amica rimasta, quella poltrona di pelle dall'indefinibile colore, e strisciai come un miserabile topo di fogna verso il cesso. Grazie a non so quale dio, la porta era aperta, altrimenti mi sarei fatto scoprire, perché quella maledetta cigolava che sambrava un gattaccio in calore!
Allungai il braccio verso la maniglia della finestra, la afferrai e girai nervosamente.
Scavalcai il davanzale dando così inizio alla mia chissà quanto lunga (ma sicuramente stupida) fuga.


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