TELEFONIMMOBILI

...quelli sempre liberi quando si tratta di non farsi trovare.

sabato, marzo 24, 2007

8- La sera...

...arrivò senza dare troppo nell'occhio. Ma, anche se fosse stata annunciata dal suono di cento trombe apocalittiche, non me ne sarei accorto, impegnato com'ero a tentare di liberarmi dalle corde e a parlare con qualche Dio in un modo che di certo non poteva piacergli.
Hey russava.
Russava da ore. Me ne resi conto improvvisamente e spostai la mia attenzione dal Dio a caso a lui. Gli gridai di provare a fare qualcosa, che quando ero piccolo, fra una visione poco rassicurante di mia madre, battona alcolizzata con capelli e vestaglia rossi, entrambi mai tenuti al loro posto, ed un papà in affitto, sempre diverso ma sempre pronto a prendermi a calci, vedevo in tv telefilm con cani capaci di aiutare i loro padroni anche a costruire un modellino di veliero o ad operare a cuore aperto un canarino. E quel rognoso non era buono di fare altro che russare indifferente!
Abbaiò. Abbaiò rabbiosamente contro la porta marcia e chiusa.
La porta si aprì ed entrò lei.
Sarebbe stato molto meglio se fossero entrate, tutte in una volta, le centinaia di mafiosi che avevo truffato nelle bische.
Non pensai più a Hey, a mia madre, ai padri in affitto.
Non pensai più a quale insulto non avevo ancora indirizzato all'ipotetico ascolto di un ipotetico dio.
Pensai una sola cosa, velocemente e dolorosamente: è la fine!
Già che c'ero, mi pisciai addosso.

lunedì, marzo 19, 2007

7- L'umidità...

...mi stava distruggendo. Forse avevo lasciato la finestra aperta. Il collo era rigido. Troppa birra la sera, prima di addormentarmi, è cattiva abitudine. Smetterò.
Cercai di aprire gli occhi bestemmiando contro me stesso, per essermi addormentato di nuovo sulla poltrona, ma non riuscivo a tirare su quei maledetti piccoli lembi di pelle e decisi di strisciare fino al cesso, per levarmi la solita colla notturna dagli occhi.
Non riesco a muovermi...
Qualcosa mi tiene fermo...
Iniziai a realizzare.
Ero stato rapito da qualcuno e portato in questo posto umido. Devo aprire gli occhi.
Devo.
Le pareti di casa mia, invece di rassicurarmi, fanno crescere la mia agitazione; ad eccezione del mio petto, che si gonfia e si sgonfia ad un ritmo impreciso e troppo veloce per evitare un infarto, resto immobile e zitto come mai in tutta la mia sporca vita.
Qulcosa di viscido mi striscia sui polsi e, senza deciderlo razionalmente, rompo il silenzio gridando le peggiori bestemmie che ho collezionato nella memoria in troppi anni di bische, bar e lavori saltuari in porto.
"Chi cazzo sei?"

Tosse.

"Chi siete?"

Rischio di soffocare per un pezzo di catarro che mi scivola giù nei polmoni.

"Cosa volete?!"

Silenzio.

Anche io torno a tacere, provato da vani sforzi.
Un ticchettio strano inizia a propagarsi intorno a me fino ad aggirarmi completamente.
Erano i passi del cane che mi si era seduto davanti.
Era Hey.
Cosa ci facevo in casa mia, legato? Perché ero solo con quel piccolo sacco di pulci, bastarde come lui, che continuava a molestarmi con la sua presenza?
Qualcosa non tornava...

venerdì, marzo 16, 2007

6- La polvere...

...si stava rigettando per terra in modo disordinato. Hey era sparito, rapito dalla sua codardia e la mia vista, annebbiata da quel fumo improvviso, non mi era certo di aiuto per capire che cosa stesse succedendo.
Il rumore inconfondibile di un'auto, che inchiodava con sgommate imposte da un deciso strattone al freno a mano, era l'unica cosa a cui mi potevo aggrappare per cercare di capire che cosa diavolo stesse succedendo.
Movimenti veloci.
Non potevo prevedere niente.
Non potevo vedere niente...
Una secca fitta dietro il collo mi impose di chiudere gli occhi. Ma, poco prima di andare a baciare la polvere che alcuni attimi fa' mi si era aggrappata alla vista, scoprii di essere un bastardo diffidente e prevenuto.
Quel fastidioso grido era inconfondibile: Hey non mi aveva abbandonato.


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